
Ho gli occhi chiusi. Cerco la concentrazione. Dagli altoparlanti di Corso Italia risuona a tutto volume il rock che piace a me. Inizia il conto alla rovescia: -3-2-1… VIA!
Apro gli occhi e mi ritrovo in mezzo ad una folla di 1700 atleti come me. Ma io non sono un atleta. Anzi a dirla tutta proprio oggi penso che questo non sia il posto per me, non mi sento pronto e non so se ce la farò. Ma tutti iniziano a correre e così pure io.
Inizia così il mio primo Cortina Trail, una corsa in mezzo alle Dolomiti di 48km e 2600D+
Due ali di folla calorosa mi accompagnano fino a fuori il centro del paese e dopo qualche chilometro di asfalto, inizia il sentiero in mezzo alle montagne. Mi sento debole, ho le gambe pesanti ma soprattutto ho un tarlo in testa che continua a dirmi che non ho fatto una adeguata preparazione per questo tipo di gara. Detto fatto, intorno al 7° km, mi ritrovo con la faccia sulla ghiaia dopo una rovinosa caduta. Mi rialzo da solo e una ragazza spagnola mi chiede se sto bene. Io annuisco ma leggendo il nome stampato sul suo pettorale, rido e penso che per me oggi sarà molto dura. Si chiamava Dolores.
Sono solo le dieci del mattino e dopo un’ora dalla partenza sono già a quota 1750 metri. Fa molto caldo, probabilmente una gara così calda a Cortina non c’è mai stata. Per mia fortuna le Dolomiti eono ricche di acqua limpidissima e freschissima e così, come fanno tutti, anch’io approfitto di questo dono che la natura ci offre.
Attraverso la Val Travenanzes di buon passo mentre il sentiero ci obbliga a passare attraverso una cascata che sembra una benedizione del cielo. Rimango incantato dallo spettacolo che sto vivendo e pian piano, dimentico gli acciacchi e i pensieri negativi. Corro quando posso, cammino nelle salite impervie. Guardo un torrente molto freddo, immergendomi quasi fino al ginocchio e godo del sollievo che mi dà l’acqua fredda su piedi che sento già molto provati.
Inizio una salita molto impegnativa che mi porterà fino alla Forcella Col Dei Boss ma a metà devo fermarmi per qualche istante perché la schiena inizia a farmi male. So che quel dolore lo dovrò sopportare per altri 30 km. Ho imparato però che dopo una salita, c’è sempre sempre una discesa e non mi par vero di riuscire a correre come se stessi facendo le ripetute in pista. Mi diverto molto e riesco a staccare molti di quelli che mi avevano superato in precedenza. Finalmente arrivo al primo ristoro, il rifugio Col Gallina che segna anche metà della mia gara. Sono al 24° km e ci arrivo esattamente in 4 ore. Sono molto stanco e provato ma soprattutto consapevole che il peggio deve ancora venire. D’altro canto se sono già qui all’una di pomeriggio, mi convinco che non sono poi da buttare via. Telefono a mia moglie per rassicurarla sulla mia condizione e riparto.
Fin da subito il sentiero inizia a tirare con una pendenza importante, dei grossi tronchi sono incastonati tra le rocce a formare tante Z per aiutare nell’ascesa. Sto andando verso la vetta più alta di questo lungo viaggio, ovvero forcella Averau, mi fiondo giù per un’altra discesa e dopo qualche altro saliscendi, mi ritrovo al secondo ristoro presso il rifugio Giau. Meno male, avevo appena terminato le scorte d’acqua e i ruscelli sono solo un lontano miraggio. Bevo molto, riempio tutte le borracce che ho a disposizione e mi avvio a tutta birra verso il passaggio che temo di più oggi: la forcella Giau.
Ho letto di lei, ho visto delle foto, mi sono informato e la sua fama mi incute rispetto e timore. Inizio la salita più dura che in realtà mi lascio alle spalle in poco più di un quarto d’ora. Ne rimango un po’ deluso, temevo mi avrebbe ucciso e invece… mi sa che oggi è proprio un giorno buono per correre.
Arrivo a Mondeval e vedo una Cortina piccolissima all’orizzonte sotto di me. Mi attendono 12km di discesa e con un sorriso ebete mi metto a correre come se non ci fosse un domani. Questa discesa per mia fortuna sembra non finire mai e recupero ancora posizioni nel ranking della gara. Arrivo al rifugio Croda al Lago e dopo una sosta rapidissima affronto speranzoso la discesa tecnica che mi porta in paese. Purtroppo nel percorrerla, consumo tutte le energie che mi rimangono e finisco la benzina proprio in prossimità dell’arrivo. Ma alla vista del campanile di Cortina, il fuoco ricomincia ad ardere nelle mie gambe e nel mio cuore e ricomincio a volare in mezzo alla folla che mi incita, mi applaude e mi acclama.
Taglio il traguardo con un urlo e le braccia al cielo.
Mia moglie è lì ad attendermi e dopo un bacio e un pianto di gioia, mi avvio a ritirare il premio finisher e una meritata birra ghiacciata.
Ho vinto il mio personale Cortina Trail.